Favela Rocinha

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Considerata la favela piú grande di tutto il Sud America, la Rocinha conta oltre 250 mila abitanti ed é situata nella zona Sud di Rio de Janeiro, sulle pendici della montagna Dois Irmãos (Due Fratelli), vicino ai ricchi quartieri di Gavea e Leblon.
La Comunidade di Rocinha è afflitta da numerosi problemi: le condizioni igieniche e sanitarie sono molto precarie, il sovraffollamento e l’umidità delle case favoriscono il diffondersi di malattie infettive come colera, tubercolosi e meningiti. Manca quasi del tutto il sistema fognario e leternit è un materiale di costruzione molto diffuso, esponendo la popolazione al rischio amianto.

Gli abitanti delle favelas sono discriminati e spesso non hanno accesso all’assistenza sanitaria e all’istruzione, per quanto riguarda invece il versante lavorativo, i tassi di disoccupazione sono altissimi e i lavori svolti sono umili e sottopagati. Spesso l’abitante della favela é la cuoca o la domenista della madame, il giardiniere, lo spazzino o il portiere dei quartieri “bene” di Rio.

Il Sorriso dei miei Bimbi presta il proprio operato al servizio della Comunità, con spirito di partecipazione, come ponte interculturale tra l’Italia e il Brasile e come attento osservatore alle esigenze di una popolazione estremamente bisognosa di visibilità, dignità e diritti.

UN PO’ DI STORIA

La favela di Rocinha è sorta negli anni successivi al 1930 attorno ad un insediamento abitato da immigrati italiani e del Brasile del Nordest. Era inizialmente costituita da poche baracche costruite con legno e con altri materiali di recupero. Con il passare del tempo si è largamente sviluppata, sono sorti edifici in mattoni e sono stati fatti allacciamenti (solitamente abusivi) ad acqua, elettricità e telefono e si sono sviluppate attività commerciali.

Fino al novembre del 2011, la Comunitá di Rocinha è stata uno dei più importanti mercati del Paese per il commercio di cocaina e mariuana. Prima dell’insediamento della “Policia Pacificadora” (UPP), avvenuto nel novembre del 2011, la Rocinha è stata teatro di una terribile guerra fra le diverse bande di narcotrafficanti e tra queste e la polizia, a causa della quale hanno perso la vita numerosi abitanti innocenti, vittime principalmente di pallottole vaganti (balas perdidas).

L’operazione di liberazione  della UPP si è svolta nell’ambito del piano elaborato dalla Segreteria Statale di Sicurezza Pubblica di Rio de Janeiro volto allo smantellamento del narcotraffico nelle principali favelas della città. La situazione é migliorata, con un “clima” piú disteso e pacifico, anche se l’obiettivo non si puó dire che sia stato raggiunto.

Negli ultimi anni, a seguito dei Mondiali di calcio del 2014 e dei successivi giochi Olimpici del 2016, si è assistito al peggioramento della situazione, con il ritorno a conflitti armati tra polizia e narcotraffico. A partire da settembre 2017, il livello di violenza urbana é  cresciuto a causa della ripresa della guerra tra gruppi di narcotrafficanti che si contendono il dominio sulla Rocinha,  portando la favela a una crescente instabilitá, durata fino a giugno 2018. 

Da allora fino a marzo 2020, la comunidade ha vissuto un periodo di relativa tranquillitá e pace.

IL NOME “FAVELA”

Tra il 1896 e il 1897 migliaia di “sertanejos” (abitanti della regione del Sertão) guidati da Antonio Conselheiro, stanchi delle umiliazioni e delle difficoltà di sopravvivenza in un nord-est imprigionato dalla proprietà latifondista e dalla grave siccità, crearono la cittadella di Canudos nello stato di Bahia, in opposizione alla disastrosa situazione in cui vivevano. Molti sertanejos si stabilirono nei dintorni del “Morro da Favela”, dal nome della pianta di fava che vi cresceva.

Per paura che la rivolta potesse minare le fondamenta della giovane Repubblica brasiliana, il governo centrale ordinò un vero e proprio massacro a Canudos, con migliaia di morti, torture e stupri di massa; l’accadimento rappresenta ancor oggi uno degli episodi più oscuri della storia del Brasile, ancor più deplorevole considerato il massiccio consenso popolare dal quale venne sostenuto.

Quando i soldati repubblicani tornarono a Rio de Janeiro, la capitale di allora, smisero di ricevere i loro salari e, a seguito del peggioramento delle condizioni di vita, si stabilirono in baracche di legno senza infrastrutture sulle dolci colline che circondano la città. Il primo insediamento fu l’attuale Morro da Providência, che venne chiamato “favela”, ricordando le terribili condizioni di Canudos.

Questo “sottotipo” di alloggio fu sempre più utilizzato dagli schiavi liberati che, non potendosi permettere di vivere in città, cominciarono a popolare le pendici circostanti. Il termine “favela” o “baraccopoli” venne presto diffuso a tutti questi modelli abitativi abusivi e fu subito interpretato come sinonimo di povertà, abbandono e degrado sociale.

L’ORIGINE DEL NOME “FAVELA”

Durante gli anni ’30 del secolo scorso, dopo il crollo della borsa del 1929 che portò molti coltivatori di caffè e latifondisti alla bancarotta, il terreno della Fazenda Quebra Cangalha fu occupato e diviso in piccole aziende agricole che vendevano i loro prodotti in piazza Santos Dumont. Lì confluivano le forniture alimentari di tutta la zona sud della città di Rio de Janeiro.

Così, quando i clienti chiedevano da dove provenissero le verdure in vendita, gli agricoltori rispondevano: “Vengono da laggiù, da un piccolo campo (roça-rocinha= campo-campetto) proprio sopra al quartiere di Gavea”.

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