Fine 2003

Questo mio scritto risale a fino 2003. Lo pubblico oggi perché la situazione illustrata fa parte del nostro quotidiano in Rocinha. La storia vissuta deve essere ricordata, perché forma il retaggio culturale non solo di individui, bensí di intere comunitá. E cosí andiamo avanti, forti degli ostacoli superati, dei dolori mai assopiti, della determinazione che non affievolisce.
…. temevo che prima o poi sarebbe successo …….. . ma cercavo di non pensarci.
Qua la morte é vissuta con naturalitá, é parte di una vita condotta con molte connotazioni drammatiche. E lo sconvolgente é che ci si abitua.
Quante volte leggo stupore e dolore negli occhi sgranati di amici o viaggiatori che vengono a trovarmi, ed allora rinnovo anch´io la consapevolezza della eccezionalitá del vivere in una favela. La morte ti é sempre vicina qua, a volte ti sfiora e non te ne accorgi neanche; la percepisci nelle malattie dei bambini malnutriti; negli spari che senti nella notte; nella misera precarietá di baracche in bilico e che crollano sotto il peso della pioggia.
Eppure quanto é inaccettabile la morte di un ragazzo di 16 anni per overdose……. di trielina!!!
Si chiamava C. ed era uno dei miei ragazzi che fanno i giocolieri con le palline da tennis al semaforo all´entrata della favela. É morto soffocato domenica, allo stesso semaforo dove quasi ogni giorno lo incontravo. Era bello, tranquillo, educato, il papá in galera e non so quanti fratelli in casa.
Aveva peró questo vizio, insicurezza celata in una bottiglietta, solitudine colmata in una sostanza che brucia polmoni e cervello al sapore di fragola. Lo abbracciavo e sentivo la sua maglietta impregnata di questo odore. Cercavo di parlarne, di trovare un dialogo. A volte veniva nella mia scuola serale, ma non assiduamente.
Non mi potró mai scordare il primo ricordo tangibile che ho di lui, che risale giá a 2 anni fa.
In una bella mattina di sole, lo incontro mentre vado in spiaggia e lui viene con me. Ho il giornale e lo leggiamo insieme, parliamo della vita, dei viaggi, gli scrivo delle frasi in varie lingue. Amo parlare con i miei ragazzi, soprattutto in spiaggia, perché sono rilassati ed é il momento che li trovo piú disponibili. Ne approfitto cosí per indagare se hanno problemi; se studiano; se vengono picchiati; se usano droga; il tutto chiacchierando affabilmente.
É un modo, certamente naif che ho per carpire informazioni e per cercare di trasmettere pillole di saggezza, o per aprire un varco nella loro fiducia.
Arrivano altri adolescenti e continuiamo a chiacchierare. Uno di loro invita C. a fare il bagno in mare e lui risponde: “no, non vengo perché la conversazione qua é molto interessante”. Come mi fece bene questo commento !!!! E come gongolai sapendo che ero io l´artefice di questa attenzione. Allora mi dissi che si, che valeva la pena.
Purtroppo la mia amicizia; il mio affetto; il mio desiderio di aiutarli; la mia scuolina serale non sono bastati a salvargli la vita.
Devo confessare che la sua morte mi ha sconvolto abbastanza, proprio in un momento in cui stavo mettendo in discussione l´efficacia di quello che sto facendo.
Esattamente 10 giorni fa ho passato 2 belle ore con una quindicina di adolescenti a quel semaforo.
Avevo lavorato, quindi avevo guadagnato qualche soldino, ero felice, e mi sono ritrovata a quel semaforo che per me rappresenta quasi un appuntamento quotidiano. Ho offerto un ghiacciolo a tutti i ragazzi presenti; abbiamo chiacchierato e fatto progetti. C´ era D. che é appassionato di fotografia e cosí gli ho consegnato una macchina usa e getta per mettersi alla prova: é lui che ha scattato probabilmente la foto piú recente di C. in vita, mentre tira in aria le sua palline al semaforo rosso.
Domani io e lui andremo a trovare la madre per consegnarle questa foto.
Non so ancora cosa faró e come organizzeró il mio lavoro.
So che con questi adolescenti é difficile ed io sono letteralmente da sola qua, pur avendo il vostro sostegno materiale ed economico. Non mi sento in colpa per quello che é successo, ma interrogativi me ne pongo e vorrei capire qual´ é la cosa migliore da fare. Se é possibile fare qualcosa.
Vi abbraccio forte e riscriveró presto.
Da una Roçinha un poco piú triste.
OTTOBRE 2003

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