di Franscesca Reboli
Il Brasile è un paese profondamente machista. Un esempio basta a spiegare questa attitudine radicata e persistente, che periodicamente le brasiliane tentano di sfidare: il testo di un vecchio samba afferma che alle donne piace essere picchiate, e che le botte date per amore non fanno male. Queste le premesse di una lotta che purtroppo, ancora oggi, è tutt’altro che vinta. A Rio esistono da qualche anno i vagoni della metropolitana riservati alle sole donne: carrozze che nelle ore maggiormente affollate garantiscono la tranquillità di un tragitto senza rischio di palpeggiamenti e mani morte. Un provvedimento sicuramente sensato, ma che denuncia allo stesso tempo la gravità della situazione. Il movimento femminista si è mobilitato in questi anni con potenti campagne mediatiche contro lo stupro e, grazie alla diffusione di internet e dei social network soprattutto tra le nuove generazioni, è riuscito a dare alle più giovani il coraggio di protestare e ribellarsi.
Ai nostri occhi sembra tutto molto normale, e legittimo. La realtà è che in Brasile la maggior parte delle donne deve subire ogni giorno e in silenzio piccoli e grandi soprusi. Le brasiliane impegnate in questa battaglia denunciano online gli episodi di machismo di cui sono vittime con l’obiettivo di cambiare la realtà e instaurare quello che chiamano “novo normal”, la nuova normalità. In cui, per esempio, non esistono più, perché non sono tollerati, gli abusi sessuali sul lavoro.
Un recente caso di cronaca è l’esempio, per così dire, “perfetto” di quello che accade, e anche di come si possa provare a cambiare le cose. Su un blog ospitato dal quotidiano Folha de São Paulo, Susllem Tonani, costumista 28enne alla tv Globo, ha recentemente denunciato José Mayer, attore 67enne, suo collega di lavoro nella telenovela “A lei do amor”, di averla ripetutamente molestata prima con frasi e apprezzamenti inopportuni, poi spingendosi perfino a toccarla nelle parti intime di fronte a due colleghe donne che, invece di aiutarla, si sono limitate a ridere, dimostrando ancora una volta quanto il sessismo sia accettato e ridotto al livello di “scherzo” innocuo e tollerabile. La tv Globo, dopo una prima dichiarazione attendista, ha infine sospeso Mayer, noto soprattutto per i suoi ruoli romantici e malinconici. Una vittoria, secondo Juliana de Faria, fondatrice del blog Think Olga e della campagna “Chega de Fiu Fiu” (“basta fischi”) contro gli assedi sessuali negli spazi pubblici. Dice: “E’ la prova che abbiamo fatto qualche passo avanti e che gli abusi non sono più considerati normali”. Altre donne però temono che, una volta finito il clamore, questo caso finisca insabbiato.
Non a caso, pochi giorni dopo, un episodio analogo ha dato altri grattacapi alla tv Globo: Marcos Harter, un chirurgo 37enne, che partecipa a Big Brother Brasil, ha picchiato un’altra concorrente, la 20enne Emily Araujo, con cui aveva una storia. Immediatamente sospeso, Harter si è scusato via Twitter. Lo stesso ha fatto Mayer, che si è dichiarato vittima di una cultura che scambia l’abuso con la goliardata innocente. Il che, ancora, la dice lunga sullo status quo. Nel frattempo sono partite due campagne ad alto tasso di adesione sui social: #euviviumrelacionamentoabusivo (“ho avuto una relazione violenta”) e #mexeucomumamexeucomtodas (“se molesti una, molesti tutte”). Juliana de Faria si dice ottimista: “Prima tutto questo accadeva e veniva nascosto o ignorato. Adesso ne stiamo parlando tutti”.
(Nella foto in basso, foto di fruppo di alcune lavoratrici della tv Globo con le magliette con la scritta #mexeucomumamexeucomtodas)
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