La prima volta alla Rocinha è uno shock. Non si è mai abbastanza preparati per gli scarichi a cielo aperto. Per la povertà. La sporcizia. Il rumore delle moto che fanno su e giù costantemente. Per il caldo, oppure la pioggia torrenziale che trascina giù ogni cosa. La prima volta alla Rocinha è un colpo al cuore. Per gli sguardi. Per i sorrisi regalati. Per la vista mozzafiato su Rio de Janeiro. Per l’allegria delle persone. Per la loro dignità. Dignità di lavoratori: muratori, cuoche, moto boys, insegnanti, infermieri, studenti, piccoli imprenditori.
Perché arrivi che hai una vaga idea – sbagliata – della favela come di un inferno in terra; e forse hai anche un po’ di paura. E torni a casa sapendo che “favela” è solo un brutto nome per un quartiere povero, disagiato, ma pur sempre un quartiere, un pezzo come un altro della città.
Anzi, una “Comunidade”, una comunità di gente solidale, onesta e rispettabile, che cerca di darsi una mano, che si riconosce, si aiuta, cerca di sopravvivere, anzi di vivere meglio.
Un giorno alla Rocinha è qualcosa che resta dentro, che ci si porta via, che si fissa nella memoria come un pensiero buono, e lascia sempre la voglia di tornare.
Un giorno alla Rocinha, guidati da Barbara, Julio o dal resto del team del Sorriso, è un’esperienza ad alto contenuto umano, un turismo responsabile “de verdade”.
Turismo responsabile. Turismo sostenibile. Chiamatelo come vi piace di più.
Non è un semplice viaggio, una gita, ma un’occasione di scambio umano, culturale, di arricchimento reciproco e rispetto per le persone e l’ambiente.
Il 2017 è per l’Onu l’anno del turismo sostenibile. Qualcosa che noi del Sorriso a Rocinha facciamo da molti anni, per raccontare che cos’è davvero una favela e per far conoscere i progetti di educazione ed inclusione sociale che la Onlus sviluppa da oltre 15 anni. Quindi, perché no? Il 2017 è l’anno giusto per venire a Rio, a conoscerci da vicino.
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