Vita di Zélia, moglie di Jorge Amado, fotografa e scrittrice. A cent’anni dalla nascita, piccola ricognizione di una delle madri del Brasile moderno
Ci sono vite che sopportano molti mali, ma alla fine riescono a contenerli in un bene più grande. Come quella di Zélia Gattai, moglie di Jorge Amado, memorialista, fotografa, commerciante d’arte, anarchica, comunista, italiana, brasiliana, ungherese per esilio, militante; coraggiosa da ragazza, saggia, ironica e divertente da anziana. Zélia è una delle madri del Brasile moderno, nella sua più alta espressione sociale e tensione verso una società democratica e giusta, insomma una di quelle figure che è bello ricordare per illuminare questi giorni cupi in cui l’orizzonte politico brasiliano si dibatte tra corruzione e sospetti di colpo di stato.
Di Zélia cade tra poco il centenario della nascita: era nata il 2 luglio 1916 a San Paolo. E’ morta a Bahia nel 2008, a 91 anni: la sua vita somma quasi un secolo di storie e Storia che, per fortuna, ha raccontato in un pugno di libri. Cominciando a scrivere a 60 anni passati, perché prima temeva il giudizio di Amado, pudore comprensibile quando si ha in casa uno dei maggiori scrittori brasiliani. Modestamente, e con grande lucidità, si definiva “contadora de historias”, ovvero raccontatrice di storie. Il suo è stato un esercizio di memoria incessante, un lavoro documentario che ci restituisce moltissimi mondi, e molte epoche della storia del Brasile. Tutti meravigliosamente raccontati nei suoi libri (pubblicati in Italia da Sperling & Kupfer e Cavallo di Ferro), tra cui Anarchici, grazie a Dio, Città di Roma, Un cappello da viaggio, La casa di Rio Vermelho, Cronache di una innamorata. Volumi, in tutto sedici, che sono un preziosissimo scrigno di ricordi, tanto più rari in un paese come il Brasile, spesso accusato a ragione di essere senza memoria.
Il racconto delle tante vite di Zélia comincia rammentandoci l’era dei migranti italiani che partono per sfuggire alla miseria verso il continente nuovo: i suoi genitori, anarchici italiani, arrivano in Brasile ancora bambini, sulla nave Città di Roma, nell’anno 1890. Si chiamano Ernesto Gattai e Angelina Da Col e con altri compagni condividono un progetto più vasto: non solo salvarsi dalla fame, ma creare una società di tipo nuovo, anarchica, libera, giusta. Zélia prosegue poi descrivendo la vita a San Paolo, negli anni 20 e 30, i terribili giorni della dittatura di Getulio Vargas, con l’arresto, la prigione, la tortura e la morte di papà Ernesto, il primo matrimonio con un anarchico, l’incontro con Jorge, la militanza nel partito comunista brasiliano, la clandestinità, i mille indirizzi, l’esilio in Ungheria, i tre figli.
E’ al ritorno dall’esilio dall’Europa, negli anni 50, che per Jorge e Zélia arriva la decisione di vivere a Salvador, nella casa di Rio Vermelho. Diventerà l’epicentro della ricchissima vita culturale brasiliana degli anni 60 e 70, feconda a dispetto della nuova dittatura militare, iniziata nel 1964. Intorno alla copia graviteranno le teste migliori e più illuminate di quegli anni, in una specie di comunità intergenerazionale a cui appartengono pittori come Candido Portinari e stelle della Mpb come Caetano Veloso. Da leggere per immergersi in questa atmosfera c’è anche Memoriale dell’amore, fresco di traduzione italiana e pubblicato da Nova Delphi Libri.
Zélia si racconta sempre con onestà e ironia in una lingua brillante, rapida, colorita. Anche nei momenti più cupi, riesce a trovare un barlume di bontà, e la giusta prospettiva per andare avanti. Traspare, e quasi traspira dalle sue pagine tanto è potente e tangibile, l’enorme amore di Jorge e per Jorge, e dentro, intorno, sotto, dietro tutto, la sua testa sempre avanti. Incredibile quanto vaste possano essere certe vite. Zélia ti prende e ti porta nel suo mondo. Ridi e piangi. Vorresti che non finisse mai, vorresti dirle grazie.
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