Giovane Nero Vivo!

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La donna in questa foto, che illustrava l’articolo “Che il Dio bianco ci perdoni“, si chiama Cristina Nogueira da Silva. Suo figlio, Carlos Eduardo, di 20 anni, stava bevendo un’acqua di cocco sulla porta di casa, nella favela Morro da Mineira – Fallet, a Rio de Janeiro, lo scorso 10 giugno, quando è stato ucciso da una pallottola vagante nel corso di un conflitto a fuoco tra UPP (Unità di Polizia Pacificatrice) e narco-trafficanti durato circa 8 ore. Sheila Cristina, alla vista del corpo del figlio, ha immerso le mani nel sangue di Carlos, che formava una pozza vicino al cocco, e lo ha passato sul proprio viso, come a voler tenere con lei un po’ di ciò che restava del giovane. Disperata, gridava: “Mio figlio è morto. Ho perso mio figlio, poteva succedere a chiunque altro. Perché è morto?”.
È la triste routine quotidiana delle favelas carioca, la prova evidente del fallimento delle UPP, dell’assurda politica di “guerra alla droga” e dello stesso governo che, alla vigilia delle Olimpiadi, ha intensificato le operazioni nelle favelas per trasmettere agli occhi dell’opinione pubblica internazionale una falsa sensazione di “sicurezza”. E ben oltre al marketing criminale delle Olimpiadi, segnato dalla speculazione immobiliare e dagli interessi privati di impresari e politici nella realizzazione di “grandi opere”, è la vita delle persone che è in gioco, quella dei giovani neri delle favelas e delle periferie, sterminati dalla polizia militare.

Fonte: http://carlinhoutopia.wix.com/carlinhonews#!che-il-dio-bianco-ci-perdoni/c1ovd

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