Lotta al narcotraffico: in Rocinha è di nuovo guerra


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A pochi mesi dall’inizio dei giochi olimpici in Rocinha si spara ancora. Venerdì scorso i battaglioni per le operazioni speciali BOPE e CORE sono entrati in favela per catturare il capo del narcotraffico locale Rogério Avelino da Silva, alias Rogério 157, in una pesante azione militare che ha tenuto l’intera comunità con il fiato sospeso per ore.

L’operazione é iniziata alle 3 del pomeriggio, l’ora in cui i ragazzi escono di scuola, quando gli agenti hanno fatto incursione nella favela accedendovi sia dalla montagna che dalla strada con i caveirões, i carri blindati “della morte” – come li soprannominano in molti, e gli elicotteri militari, scatenando una violenta faida contro i narcotrafficanti che si è estesa in diverse aree della Rocinha. In Rua 1, 2 e 3, Cachopa, Roupa Suja, Valão e Vila Verde, teatri delle sparatorie, la calma è tornata solo nelle prime ore della sera, quando gli abitanti hanno potuto farvi rientro tra muri crivellati di colpi e strade coperte di bossoli e sangue.

Con il BOPE che annuncia di non esser riuscito a catturare Rogério ed il sito governativo procurados.org.br che offre una ricompensa di 2000 reais a chiunque fornisca informazioni utili alla cattura del ricercato, i favelados si chiedono se e quando l’incubo si ripeterà.

Era dal luglio scorso che non si assisteva ad uno scontro così violento tra forze armate e narcotraffico. Carlo Botti, project manager del Sorriso, commenta così quanto accaduto venerdì 20 maggio nel cuore di Rocinha. I media non menzionano né morti né feriti, ma per tutta la durata delle operazioni c’è stato un via vai di ambulanze. Che ci fosse il sangue nelle strade lo mostrano anche i video che circolano in rete. Rocinha em Foco, la facebook community creata da e per i moradores, riporta la notizia di almeno due feriti tra la popolazione locale, ovvero un motociclista ed un passeggero che viaggiava in un autobus di linea colpito dalle pallottole all’entrata del tunnel Zuzu Angel, quello stesso tunnel in cui nel 1976 morì in un incidente stradale la fashion designer ed attivista brasiliano-americana Zuleika Angel Jones, della quale ora porta il nome. Durante le sparatorie il tunnel è stato chiuso impedendo alla circolazione di fluire ma soprattutto ai soccorsi di raggiungere e prestare cura ai feriti.

Dissipato il fumo degli spari e sparito l’odore delle granate, rimane la rabbia nei confronti di una polizia militare che scatenando una guerra al narcotraffico in pieno giorno, in uno dei momefoto2nti di maggior attività delle bocas de fumo ma anche della società onesta e lavoratrice, per una presunta pacificazione della favela non esita a far pagare alla comunità il prezzo troppo alto di vittime falciate dalle balas perdidas. Questa sparatoria accade mentre i bambini escono di scuola. Perchè non lo fanno di mattina? commentano in tanti nei social network. Sempre nella pagina di Rocinha em Foco vengono riportate in tempo reale le foto di moradores scomparsi. Come Michel, 8 anni, sorpreso dalle sparatorie mentre percorreva il tragitto da scuola a casa in Rua 2, o Pedro Lucas, che veniva in Rocinha per far visita ai parenti come di consueto il venerdì, e che non è riuscito a raggiungere tenendo i propri cari in preda al panico per l’intera durata dei tiroteios. Entrambi fortunatamente sono riusciti a riabbracciare le rispettive famiglie. Ma la sensazione opprimente di vivere in un’atmosfera da guerra civile, dove la vita é appesa a un filo troppo sottile, persiste. Carlo racconta che alla Passarela, la zona d’entrata alla Rocinha, è scoppiato il panico quando verso le sei e mezza di quella sera il Bope ha catturato un ragazzo minacciandolo di morte davanti ai passanti. Non é raro che durante operazioni del genere la polizia arresti moradores che vivono in prossimità dei narcotrafficanti o dei punti di spaccio e li porti a forza al distretto di polizia, la delegacia, con l’intento di farli parlare. E non é nemmeno raro che gruppi di malviventi traggano vantaggio dallo stato di caos per derubare i passanti. Un post delle 19.00 invita a starsene lontani da quest’area, dove nel trambusto generale si sono verificati alcuni casi di furto. Todo cuidado é pouco – la cautela non è mai troppa, ammonisce l’autore del post.

Mentre O Globo pubblica un’articolo in cui racconta come gli spari abbiano spaventato gli studenti della PUC (la Pontifícia Universidade Católica che sorge nella Gávea, una zona circostante la Rocinha) indignando profondamente coloro a cui le pallottole sono piovute in testa per davvero, i favelados mettono in rete video e registrazioni audio delle raffiche che hanno riempito l’aria per ore.

A distanza di giorni gli animi restano scossi ed il dibattito in rete più acceso che mai. C’è chi denuncia l’abuso di diritti umani perpetrato dalle autorità ed i rischi corsi quotidianamente da una comunità costretta a vivere in un clima di guerra. E c’è anche chi afferma che la polizia, per fare il proprio lavoro ed acciuffare i narcotrafficanti, non possa sgomberare la zona in anticipo o mandare biglietti da visita e fiori. A parlare da sé é il commento di una madre, che negli attimi più intensi della sparatoria scrive: Ho il cuore in mano. Mio figlio sta tornando da scuola e mio marito è in strada a lavorare. Sparano. Prego per poterli rivedere stasera.

 

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