Intervista a Il Fatto Quotidiano

Vi presentiamo la storia di uno di noi, la storia di chi ha scelto la Onlus fondata da Barbara Olivi e la Rocinha, per disegnare un futuro sostenibile e solidale.

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Brasile, nelle favelas di Rio. “Ero stanca della ‘Milano da bere’. Ora sono felice.”

Barbara, 39 anni, si è trasferita col marito e la figlia e lavora per una onlus. “Abbiamo lasciato due impieghi fissi. Ne cercavamo uno che rispecchiasse i valori in cui crediamo. La sensazione di “vivere sempre in direzione ostinata e contraria” rispetto agli altri, un incontro importante e il desiderio di essere utile: gli elementi per cambiare vita c’erano tutti. E così, Barbara Pascali, oggi 39 anni, nel 2006 decide di fare il grande passo e di trasferirsi in Brasile. “Vivevo a Milano, dove lavoravo in ambito finanziario. Ma ero insoddisfatta di una società che consideravo troppo consumistica ed egoista – racconta – il mio sogno era quello di lavorare nel non profit: ci ho provato, ho mandato decine di curricula, ma la risposta è sempre stata negativa”. Poi, durante un viaggio in Brasile, conosce Barbara Olivi, fondatrice della onlus italo-brasiliana di Rio de Janeiro Il sorriso dei miei bimbi che lavora per creare migliori condizioni socio-educative all’interno di Rocinha, una delle favelas più popolose del Sud America.

Mi sono innamorata del progetto, sono tornata in Italia per un anno come volontaria per preparare la mia partenza e poi ho fatto il biglietto aereo.”

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Ringraziamo di cuore Chiara Carbone e Il Fatto Quotidiano.

 

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