Lettera aperta a La Repubblica

Vi presentiamo una lettera aperta di Barbara Olivi a “La Repubblica”, inviata alla redazione dello storico quotidiano a seguito di un articolo del 9 settembre 2012.


L´educazione cambia la vita.



Gentile Direttore,

sono Barbara Olivi, italiana residente nella favela di Rocinha, a Rio de Janeiro.
Con il contributo della mia famiglia, ho fondato Il Sorriso dei miei Bimbi, Onlus che da oltre dieci anni si occupa di educazione infantile e formazione giovanile.


Le scrivo rispondendo ad un´esigenza sorta a seguito di un articolo uscito su Repubblica.it il 9 settembre, relativamente ai tour in favela. Indubbio che esista la parte di realtà che l’articolo descrive, sento la necessità di segnalarle che ne esiste un’altra, ben diversa, costituita da coloro che con passione e dedizione si occupano di solidarietà e turismo etico.


In oltre dieci anni di permanenza sul territorio, abbiamo creato un percorso didattico-formativo che comprende una Scuola Materna con tanti piccoli alunni, un Progetto Giovani per ragazzi a rischio di coinvolgimento in attività di microcriminalità e gravidanze precoci, un Progetto di Alfabetizzazione per bambini ed adulti ed un Programma di Assistenza Famiglie. Per il 2013 è inoltre prevista l´apertura del Garagem das Letras, un Caffè Letterario in Rocinha: un centro culturale e bio-bar gestito dai giovani, per i giovani.


In questo contesto, dal 2002 promuoviamo il nostro programma di Turismo Responsabile, grazie ai tour che organizziamo in favela Rocinha: un´esperienza molto lontana dallo stile “safari, per stimolare il senso dell´esotico e dell´ estremo”; un ponte interculturale per far conoscere un pezzo di umanità, una finestra sulla favela, un gesto solidale e concreto contro il muro di emarginazione che circonda questo luogo e i suoi abitanti.


Ogni turista conosce la motivazione intima per la quale visita una favela, e questa è una parte soggettiva che nessuno di noi si sente di poter giudicare, ma, aldilà di questo, noi sosteniamo il turismo responsabile in questi luoghi abbandonati e ignorati, in quanto, se viene praticato con dignità e rispetto per una realtà diversa, esso contribuisce a migliorare l’autostima di chi riceve l’attenzione: è la gente di qui che ti chiede di fare le fotografie e ti dà il benvenuto e difficilmente sfugge al contatto; sono gli abitanti stessi che spesso avvicinano il turista con fare incuriosito e divertito; è un’occasione rara per loro, dato che fuori dalle favela sono segnati ed emarginati.


Il turismo responsabile contribuisce così a dare agli abitanti della favela un ruolo e un’identità, oltre al fatto che porta un indotto economico.


Inoltre, nel corso della nostra esperienza, abbiamo riscontrato quasi sempre un immediato avvicinamento emotivo dei turisti internazionali ai luoghi e alle persone, tanto che quasi sempre i tour si prolungano in serate da passare tutti insieme all’interno della favela, e spesso danno inizio a nuove e solide amicizie.


II turista si porta fuori il ricordo di una grande umanità, misera ed emarginata, ma ricca di forza vitale; l’abitante della Comunità coltiva il piccolo shockindotto dall’aver incontrato un individuo che parla e veste in un modo diverso e che viene da un luogo remoto, aprendo così al desiderio e al sogno di conoscere un mondo diverso da quello dove ha sempre vissuto. Il turismo responsabile diventa così uno scambio interculturale che, se pur breve nell’incontro fisico e concreto, procede nei pensieri di chi lo ha vissuto, contribuendo così a rimuovere uno dei mattoni che formano quel muro.


In conclusione, condividendo il punto di vista da voi espresso relativamente ai viaggi mordi e fuggi, sentiamo la necessità di difendere la dignità di chi, come noi,  sta lavorando da anni per proporre e presentare al mondo un modello alternativo allo stereotipo con cui solitamente viene presentata la favela e chi ci vive.


Chi ci viene a trovare qui può rendersene conto di persona e il nostro turismo responsabile serve proprio a questo: a sviluppare incontri e crescita attraverso la conoscenza reciproca.


Se l´informazione non è un hobby, presentare un´altra realtà è un diritto, soprattutto per chi non ha voce, per sconfiggere quei luoghi comuni che tanto pregiudicano il nostro lavoro.


Barbara Olivi
& Staff de Il Sorriso dei miei Bimbi Onlus
www.ilsorrisodeimieibimbi.org

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